sabato 19 marzo 2011

Articolo 11


Ed eccoci in guerra.
17:45 inizio operazioni militari, secondo il ministro degli esteri francese.
Comando delle operazioni NATO: Napoli.
“Non siamo più abbandonati” dicono i ribelli.
Meno male?
Forse.
Bello, sapere che finalmente i giovani libici non verranno più massacrati senza che nessuno dica nulla.
Bello.
Ma come si fa a dir ‘bello’ ad una guerra? Come può esserci, ancora oggi, nel ventunesimo secolo, bisogno della guerra perché ci sia la libertà? Com’è possibile che non ci sia mai un’altra soluzione?
Com’è possibile che un dittatore possa resistere per anni opprimendo il suo popolo come gli pare? Com’è possibile che, quando sono iniziate le proteste, non fosse possibile una risoluzione pacifica?
Fino a pochi minuti fa’ ero entusiasta del vento di libertà nel mondo arabo.
Speravo che l’occidente prendesse in mano la situazione.
Speravo…mi sono accorta dell’errore enorme che ho fatto.
Ho sperato per una guerra.
Perché avere un’opinione è sempre così difficile…
Eccolo, il 2011, il ventunesimo secolo. Un’altra guerra. Un disastro nucleare.
Le nuove democrazie (se reggono) di Egitto e Tunisia, la semi-distruzione del Giappone, questa guerra, e una delle prime volte insieme (penso) di Lega Araba e NATO, siamo di fronte a un cambiamento nella storia del mondo?
Perché ogni volta che accade qualcosa di impensabile si pensa che cambierà tutto. Che il futuro sia alle porte. Che poi ci sarà una vita migliore.
Ma qual è la storia del mondo?
Guerra. Guerra mondiale, lampo, fredda, civile, preventiva, guerra ‘missione di pace’.
Cambierà qualcosa?
Non lo so, ma di sicuro stiamo osservando eventi che i nostri figli studieranno sui libri di storia, e dovremo trovare il modo di spiegar loro perché non c’era altra soluzione.

1 commento:

  1. Andiamo tutti alla conquista del petrolio di Gheddafi, Sarkozy in testa, Brown segue, Berlusconi si fa trascinare e Obama ci benedice dall'alto. Detto questo, no, non c'è soluzione pacifica che tiene (almeno secondo me). Io credo che se della gente, tanta tanta gente, scende in piazza per la democrazia, per un nuovo futuro, per mandare via a calci nel sedere (si, cavolo, a calci nel sedere) un dittatore (come d'altra parte abbiamo fatto noi, poco più di 60 anni fa), noi abbiamo il dovere di aiutarla. Poi beh, il petrolio aiuta. Eccome.

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